Ippoterapia e disabilità: cavalli solidi, docili e addestrati

Ippoterapia e disabilità: cavalli solidi, docili e addestrati.L’ippoterapia diviene una pratica sempre più ricercata e accreditata da veterinari, medici e psicologi nel trattamento di patologie psichiatriche e neuromotorie.

Da dove provengono, però, gli ingenti benefici delle persone che praticano questa terapia in recente espansione?

Le persone disabili, grazie all’ippoterapia, intrattenendo un vero e proprio rapporto affettuoso con l’equino e imparando a prendersene cura, a nutrirlo, a spazzolarlo, iniziano a sentirsi maggiormente utili e gratificate.

Oltre ai benefici a livello interiore che l’ippoterapia concede alle persone disabili, bisogna ben considerare tutti i benefici esteriori e fisici che indiscussamente l’equitazione apporta agli individui. L’andatura del cavallo aiuta a rilassarsi e a mantenere una posizione corretta, favorisce l’incrementarsi del tono muscolare e aiuta a trovare il giusto equilibrio.

D’altronde i cavalli selezionati per fare ippoterapia hanno caratteristiche sia morfologiche sia comportamentali ben specifiche: devono essere solidi fisicamente, non essere suscettibili a rumori che possono essere forti o improvvisi, devo essere docili e addestrati da persone competenti e formate.

Le sedute d’ippoterapia durano all’incirca quarantacinque minuti e si compongono di una lezione vera e propria tenuta a cavallo e della cura dello stesso animale attraverso la toilettatura, la pulizia sia dell’equino sia dell’attrezzatura.

Nel corso della terapia sono sempre presenti un medico e un istruttore che fanno da guida all’individuo diversamente abile nel suo percorso con l’animale.

Il cavallo con sensibilità, tatto, la sua fisionomia e intensità è in grado di richiamare e favorire l’attaccamento emotivo e fisico dell’essere umano, cose indispensabili per iniziare un percorso di adattamento all’ambiente e di miglioramento per bambini, ragazzi e adulti affetti da malattie come lo spettro autistico, il ritardo mentale e tante altre. 

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