Berbero

berberoIl Berbero è stato un cavallo molto importante per la formazione attuale della maggior parte delle razze equine. Il suo carattere appare vivace ed intrepido anche se, a volte, è poco stabile. Viene utilizzato principalmente per essere montato.

 

Tipo: mesomorfo
Luogo d’origine: Africa Nord-orientale
Diffusione: Nordafrica
Mantello: grigio, baio, sauro, morello
Altezza al garrese: 145-157 cm
Impieghi ed attitudini: sella
Carattere: vivace, intrepido, talvolta poco stabile

Il Berbero è stato incrociato, in passato, inevitabilmente con il cavallo Arabo. Nonostante questo, i geni dominanti che lo caratterizzano sono rimasti pressoché intatti nel corso dei secoli. Basti pensare alla sua morfologia ed al suo carattere, che ben si differenziano dall’arabo. Il Berbero si distingue per la sua velocità e forza. Il suo scatto si riscontra, soprattutto, nelle brevi distanze. E’ il cavallo che utilizzavano i Tuareg. Vive ed ha vissuto con loro nel corso dei millenni rispecchiandone il carattere combattivo e fiero. Con l’Arabo (l’Akhal-Teké) questa razza è tipica del deserto data la sua resistenza al clima caldo e secco e che sopporta bene le escursioni termiche.

Cenni storici

Il Berbero ha origine in una zona del Nord Africa che veniva chiamata Barberia. A testimoniarlo alcuni graffiti del 1200 a.C. che sono stati rinvenuti in alcune caverne del Sahara. Le caverne erano localizzate attorno all’altipiano di Tassili n’Ajjer dove abitano ancora diversi Tuareg che cavalcano abitualmente cavalli Berberi. Nonostante questo, non si può tracciare un’origine certa di questi disegni. Che siano dei progenitori del Berbero, oppure di cavalli dei cretesi, dei greci e dei fenici che occuparono quei luoghi? O ancora, il Berbero potrebbe essere autoctono? Il Berbero potrebbe derivare persino da alcuni cavalli selvaggi del Mediterraneo che erano stati in grado di sfuggire all’avanzare dei ghiacci che interessarono l’Africa del nord ma non le sue coste.

Un’origine, dunque, particolarmente affascinante e comunque che affonda le sue radici molto in là nel tempo, forse anche più dell’Arabo. Infatti, si parla del Berbero anche in alcune citazioni di Erodoto (485-425 a.C.) o di Strabone (63-20 d.C.).

Con le loro invasioni, gli Arabi portarono nell’Africa del Nord (e non solo) la loro cultura, religione e lingua ma anche i loro destrieri considerati, ormai, come i cavalli per eccellenza. Con loro, vennero diffuse anche rigorose leggi sull’allevamento di questi esemplari, atte, soprattutto, a mantenere la purezza della razza. L’incrocio dell’ Arabo con il Berbero fu inevitabile all’epoca e, ancora oggi, è molto frequente e dà buoni prodotti. Nonostante questo incrocio, come abbiamo già avuto modo di affermare, il sangue dell’Arabo non domina la componente genetica del Berbero che è rimasta comunque dominante.

Il Berbero ha la testa grande, convessa, stretta e allungata. Il suo muso e la sua fronte appaiono larghi. Dunque, è parecchio diverso dall’Arabo, caratterizzato da una testa aggraziata e sottile con un muso molto piccolo. La groppa del Berbero appare molto più obliqua dell’Arabo e le sue spalle sono piatte e poco inclinate. L’attaccatura della coda risulta essere più bassa. L’altra differenza è nel carattere. Mentre l’Arabo è più docile e fedele, il Berbero è incostante e può essere complicato da addomesticare. Il Berbero è stato selezionato dalla stessa natura nell’ambito del suo habitat che ha fatto sì che forse forte e robusto.

Morfologia

Morfologicamente parlando, il cavallo Berbero non ha le stesse linee dolci ed aggraziate dell’Arabo. Per questo motivo, non viene considerato particolarmente bello. Piuttosto, viene preso in considerazione soprattutto per la sua velocità ed agilità anche se i suoi movimenti sono meno fluidi dell’Arabo. Elasticità, vigorosità, temperamento, tenacia e coraggio sono alcune delle caratteristiche che fanno sì che il Berbero venga preferito in alcuni contesti. Il Berbero raggiunge la maturità attorno i sei anni d’età ed è parecchio longevo e prolifico.

Il mantello del Berbero può essere baio, baio scuro, sauro, morello e grigio. La sua pelle appare molto sottile ed è ricoperta da un manto corto, molto fine e setoso al tatto. La coda e la criniera appaiono corte ma fluenti. La forma della testa è allungata tanto da conferire all’animale un profilo rettilineo e convesso. Il cranio ha una struttura stretta tanto che richiama i cavalli primitivi. I suoi occhi appaiono vivaci. Sulla sommità della testa svettano delle orecchie vivaci che si muovono rapidamente. Le narici sono grandi. Il collo è medio lungo con muscoli soddisfacenti e forma una curva ad arco. La groppa appare obliqua e pronunciata mentre il garrese è prominente tanto da formare una linea corta e dritta che va dal dorso ai lombari che termina con una coda bassa. Torace e petto formano un insieme compatto poco aperto ed esteso tanto da apparire quasi arrotondato. Per quel che riguarda gli arti essi sono lunghi e forti: avambracci slanciati, spalle e stinchi sottili, garretti larghi e forti, tendini asciutti. I piedi appaiono piccoli ma con un’unghia molto resistente.

Uso

Il Berbero venne utilizzato dall’esercito musulmano anche quando invase la Spagna nel VIII secolo. In loco, i musulmani trovarono i cavalli arabi che permasero nel territorio fino al 1492. Il Berbero influenzò molto la formazione del cavallo Andaluso. Non solo, la sua influenza la si può percepire anche sul Selle Français e sull’Anglo-Arabo Francese. Tracce delle sue componenti genetiche possono riscontrarsi anche nel Baden-Württemberg, nell’Holstein, nel Kladruber, nel Lusitano e nel Camargue. Altri cavalli contaminati dal sangue Berbero sono stati anche sedici esemplari portati in Messico da Hernan Cortés, uno dei Conquistadores delle Americhe. Infatti, quasi tutte le razze americane presentano influenze notevoli del Berbero. Tra questi il Criollo, il Morgan, il Mustang ed il Paso Peruviano.

Non bisogna dimenticare che il Berbero fu determinante nella realizzazione del Puro Sangue Inglese attuale. Infatti, i cavalli nordafricani chiamati “Barb” dai britannici, vennero importati dagli allevamenti del re. Il primo a farlo fu, probabilmente, Riccardo II (XIV secolo). Egli, infatti, prediligeva un Berbero roano. Il Berbero non fu l’unico cavallo ad essere importato ma anche molte razze orientali (Siriani, Turchi) furono utilizzate per formare un cavallo che fosse veloce, in grado di correre nelle competizioni. Ne derivò il Puro Sangue Inglese nel XVIII secolo.

Un altro paese in cui il Berbero fu determinante fu la Tunisia dove il Godolphin Arabian, noto anche con il nome di “Godolphin Barb” divenne molto famoso perché uno dei fondatori del Puro Sangue Inglese. Gli altri due esemplari furono Byerley Turk e Darley Arabian. Ecco perché anche il Purosangue Inglese, si caratterizza per la sua velocità, tipica anche del Berbero.

Di razza berbera erano anche i cavalli del Corpo di Cavalleria Algerino fondato nel 1834 chiamato Spaghi. Negli ultimi secoli, gli esemplari di cavallo Berbero si sono ridotti. Restano in numero consistente per lo più nella loro terra d’origine dove continuano ad essere allevati puri dai Tuareg. Sono puri anche i Berberi allevati in Marocco nelle Scuderie Reali così come in quelle in Algeria, in particolare, a Costantina. In questi luoghi, il cavallo sembra essere rimasto così come doveva apparire secoli addietro. Il cavallo viene montato con una sella che non viene posta mai a contatto diretto con il dorso del cavallo ma isolata grazie ad una coperta preziosa e ricamata. Anche la bardatura risulta essere molto curata. Le redini sono addirittura ricoperte di pietre dure, oro o conchiglie.

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