Settanta sono gli imputati in un processo a Napoli accusati di associazione per delinquere finalizzata a disastro ambientale e maltrattamento di animali.
Un’indagine della Guardia di Finanza di Afragola ha dato il via al procedimento circa due anni fa. L’indagine aveva come centro sversamenti di sostanze tossiche nelle fogne e a una rete di scommesse effettuate clandestinamente sulle corse di cavalli illegali e gestite dalla criminalità organizzata.
Da quanto emerso per quanto concerne la prima parte dell’inchiesta, l’impresa specializzata nell’espurgo di pozzi neri e liquami di Afragola utilizzava persone extracomunitarie, senza permesso di soggiorno, per sversare i liquami raccolti nelle fogne e nei terreni dei comuni del settentrione napoletano in maniera abusiva e non congrua. Dall’analisi delle acque fognarie, che poi sono finite in mare, erano presenti stagno, idrocarburi pesanti, berillo e altri materiali pericolosi.
Per quanto concerne il maltrattamento di animali l’accusa è nata dal sequestro di circa cento cavalli e di una zebra custoditi in stalle abusive ed utilizzati nelle corse clandestine organizzate dalla criminalità organizzata.
Tutti gli animali, dopo essere stati drogati e dopati, venivano sfruttati per gareggiare nelle corse clandestine. Il giro delle corse di equini fa guadagnare alla malavita migliaia di euro al mese e non ci sono scrupoli in merito alla salute e al benessere degli animali.
Dalle intercettazione telefoniche e dai video ottenuti con telecamere notturne e nascoste sono emersi dettagli raccapriccianti del mercato che vedeva come vittime gli equini. Uno degli indagati diceva: «Quel bastardo di cavallo mi ha fatto sporcare di sangue perché gli mettevo l’ago in vena e lui si ritraeva. Stavo prendendo l’ago per infilarglielo nella gola.».
Come se l’orrore non fosse abbastanza, se gli equini riportavano delle lesioni, date le condizioni nelle quali erano costretti a correre (le corse si svolgevano sulle strade asfaltate), venivano brutalmente uccisi senza alcun rispetto.
Il processo vede coinvolta anche una veterinaria e come parte civile si è costituito il ministero dell’Ambiente insieme al comune di Napoli e ad associazione ambientaliste e animaliste assistite da Raffaella Cristoforo e Andrea Scardamaglio come avvocati.