In seguito allo scandalo delle lasagne ripiene di carne di cavallo, il 9 febbraio si terrà la plenaria del parlamento di Strasburgo per l’etichettatura dell’origine obbligatoria anche del “lavorato” nei cibi.
La plenaria è la risposta data dall’Unione Europea allo scandolo delle preparazioni di piatti tipici precotti e preconfezionati che contenevano carne equina.
Anche i piatti contenenti alimenti lavorati e impasti diventano tracciabili. Il voto a Strasburgo che si terrà dal 9 al 12 febbraio sull’obbligo di origine delle carni trattate, giunge dopo due anni dallo scandalo “Horse gate”, lo scandalo della carne equina utilizzata all’interno di cibi surgelati e precotti di mezza Europa al posto della carne vaccina.
Lo scandolo ha avuto origine nel Regno Unito dove prodotti della Findus UK contenevano tracce di carne equina sostituita alla carne vaccina. Grandi marchi come Knorr, Nestlé e Ikea hanno utilizzato carne equina non dichiarandola.
Gli emendamenti sottoposti al dibattito del 9 febbraio e che dovranno essere votati il 12 febbraio sottolineano l’urgenza di rendere obbligatorie certe informazioni sulle confezioni anche se ciò non sia effettivamente correlato a una maggiore qualità della carne che mangiamo.
Que Choisir afferma che il voto sulla tracciabilità della carne è già una vittoria ma c’è molto da fare anche sul tema della filiera, sconosciuta ai consumatori, che porta la carne di cavalli macellati in Romania verso gli altri paesi europei in seguito a varie mediazioni.
L’Horse gate ha rappresentato uno scandalo su due fronti: la carne equina era presente e non legittimamente all’interno dei cibo e per giunta era carne che non sarebbe mai dovuta giungere sulle tavole dei consumatori.
Lo scandalo condusse a considerare il ruolo organizzativo della mafie italiane nell’affare. Dall’analisi del DNA emerse infatti che erano presenti tracce di finelbutazone, farmaco utilizzato per i cavalli da corsa che non dovrebbero assolutamente rientrare tra quelli da macellare per prodotti alimentari. Tale rivelazione portò alla condanna di una pratica comune in Italia: i cavalli, una volta agonisti, vengono spesso condotti in Romania dove vengono macellati a fine carriera per rientrare, illecitamente, nel circuito alimentare e produrre ulteriore fonte di denaro.