Il cavallo è un animale intelligente?

cavalli-intelligenzaA questa domanda cercheremo di rispondere nel corso di questa trattazione.

Un luogo comune è quello di considerare i cavalli e, in generale, un po’ tutti gli animali, come delle semplici “bestie” alle quali il termine psicologia non può essere neanche lontanamente accostato. Ma non è assolutamente così! La psicologia equina esiste nonostante lo scetticismo di molti. In linea di massima, comunque sia, la maggior parte delle persone crede che i cavalli siano animali poco intelligenti, a differenza dei cani e dei gatti ritenuti più capaci di interazione. Partiamo dal presupposto che il termine psicologia viene spesso confuso con la psicoanalisi e che la parola intelligenza è difficile da definire anche se considerata in ambito umano. Figuriamoci se la inserissimo in un contesto animale o la legassimo ad un esemplare di cavallo!

Allora, andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa si intende, generalmente, con il termine intelligenza. Quest’ultima è l’insieme di tutte le facoltà mentali che permettono di capire le cose e gli eventi, di scoprire le relazioni tra di essi e di arrivare alla conoscenza concettuale e razionale. Nell’essere umano la si percepisce nella capacità di risolvere un problema di matematica, saper leggere e scrivere in modo corretto, saper comunicare in modo scorrevole senza fare errori grammaticali o lessicali. Queste ultime sono tutte attività legate all’essere intelligenti. A tutto ciò, si aggiunge la capacità mnemonica, l’immediatezza di risposta agli stimoli ed alle informazioni che vengono colte ed immagazzinate al volo. Essere intelligenti significa anche essere in grado di apprendere, di imitare gli altri e imparare da loro e tanto, tanto altro ancora.

Numerosi sono i libri e le testimonianze che trattano il tema dell’intelligenza canina che si è poi evoluto dando vita a veri e propri manuali di psicologia canina. Questi ultimi, spesso, ci presentano i cani come gli animali più intelligenti del mondo (se non gli unici ad esserlo). I più attenti, però, hanno notato che la tesi dell’intelligenza canina si fonda, per lo più, sul rapporto del cane con l’uomo e la sua innegabile fedeltà. Proprio considerando che il cane è uno degli animali domestici più diffusi al mondo è l’animale che, nel corso dei secoli, è stato più a contatto con l’essere umano. Proprio per questa relazione è considerato come più intelligente di molti altri animali.

Anche la letteratura relativa all’intelligenza dei cavalli sembra essere molto vasta. Questo perché anche i cavalli sono stati adoperati dall’uomo fin dall’antichità. Che siano stati addestrati al lavoro o ad essere mezzo di trasporto, i cavalli sono stati sempre molto vicini alla specie umana anche se, in passato, non ci si è mai soffermati sulla loro psicologia. Sta di fatto che le differenze tra un cavallo ed un cane stanno nelle abitudini e nelle condizioni di vita.

Il cane, animale da compagnia, fin da piccolo è trattato come se fosse un bambino dal suo padrone: viene fatto crescere all’interno delle mura domestiche dove dorme, mangia e viene circondato dall’affetto di tutta la famiglia. Questa convivenza, corredata da coccole e continue attenzioni, accresce la sua fedeltà, la sua buona condotta e, perché no, la sua intelligenza. Il cavallo, per contro, vive in condizioni completamente diverse. Al piccolo puledro è concesso pascolare fuori la scuderia con la sua mamma ma, una volta diventato adulto, viene lasciato alla sua vita che è quasi sempre poco allegra e caratterizzata dalla solitudine. Il luogo dove vive, dorme e mangia è la scuderia. In questo luogo l’animale è solo ed il suo letto è fatto di paglia non di copertine felpate e morbide come quelle che sono destinate ai cani domestici. L’uomo si avvicina al cavallo nei momenti di necessità, quando ne ha bisogno, in alcuni casi sfruttandolo, dopodiché l’animale viene lasciato alla sua vita. Un’altra differenza è data dal nome. Spesso al cane ne viene assegnato uno non appena fa il suo ingresso in “famiglia”. Al cavallo non tocca sempre la stessa sorte. Al cane sono riservate quasi sempre carezze affettuose, al cavallo questo avviene raramente. Viene spazzolato, lavato quando ne ha bisogno ma ciò che riceve dall’uomo sono, quasi sempre, urla e stringate. Ovviamente lo scenario che abbiamo tracciato è generico. Dipende tutto dal padrone e dal lavoro cui sono destinati entrambi gli animali.

La differenza tra il cane ed il cavallo è, ovviamente, soprattutto fisica. Il cavallo è sicuramente un animale più ingombrante che non si può tenere in casa come il cane. Al massimo si può comprare un cavallo se si possiede una grande villa attrezzata, magari dotata di scuderia. Cosa che, in generale, è molto improbabile. Gli arabi consideravano il cavallo il loro amico più fidato e prezioso e lo tenevano sotto una tenda posizionata davanti la loro dimora. Perché non farlo anche oggi? Le cose sono sicuramente cambiate rispetto al passato e di certo non si può avere un cavallo fuori casa sotto ad una tenda. La prima risposta negativa alla domanda posta prima risiede soprattutto in una questione di sicurezza: il cavallo se dovesse imbizzarrirsi e dovesse reagire con le zampe potrebbe ferire gravemente l’uomo. Dunque, il cavallo non può essere tenuto troppo libero. Cosa che non accade con i cani di piccola taglia che, generalmente, sono destinati alle mura domestiche e che, al massimo, possono graffiare o mordere. Sicuramente sta all’intelligenza dell’uomo prevedere i movimenti di un animale grande come il cavallo. Certo le dimensioni sono un fattore indipendente dalla volontà del cavallo, però, gli impediscono di essere un vero e proprio animale domestico, nel senso stretto del termine.

I SENSI DEL CAVALLO

I sensi più sviluppati nel cavallo sono l’udito e l’olfatto. Il movimento delle orecchie dell’esemplare indica la sua attenzione o meno ai comandi o a quello che gli accade attorno. Anche se sull’olfatto equino si ha ancora qualche dubbio, non è escluso che il cavallo potrebbe aiutare l’uomo nella ricerca dei tartufi in un prossimo futuro. La vista del cavallo, invece, non è stata ancora approfondita a sufficienza come non sono ancora stati condotti molti studi utili a comprendere il comportamento del cavallo in rapporto all’uomo. Il cavallo come percepirà l’essere umano? Come una grossa ombra scura o come un qualcosa più piccola di lui? Questo per ora non si sa ma, di certo, non si può affermare che il cavallo sia un animale poco intelligente. Dunque la domanda posta all’inizio di questa trattazione può avere una risposta affermativa.

L’INTELLIGENZA DEI CAVALLI

I cavalli sono animali molto intelligenti. Riescono a capire i segnali che gli esseri umani gli lanciano. Soprattutto quando sono ancora in tenera età, i cavalli imparano a relazionarsi con l’essere umano. La convinzione che l’animale sia un essere intelligente ci viene da diverse sue caratteristiche. L’udito è sicuramente uno tra i sensi più sviluppati nel cavallo. L’uomo può carpire dal movimento delle orecchie del cavallo se esso ha compreso o meno il comando impartito. I cavalli sono in grado di rispondere alle cinghiate, alle urla e alle parole.

I cavalli sono animali che vengono sottoposti ad addestramento da secoli e, al contrario di molte dicerie, non sono animali aggressivi. Addirittura, i cavalli, proprio come i cani, risultano essere animali protettivi nei confronti dell’uomo. Questo è emerso soprattutto nei cavalli da competizione. Infatti, molte volte, durante le corse, per evitare che l’uomo si faccia male nella caduta, non è raro che il cavallo sacrifichi se stesso. Inciampando in uno ostacolo o in una caduta lungo la discesa, il cavallo cerca di non schiacciare il fantino che si trova sopra di lui. È anche vero che i cavalli spesso si ribellano ma lo fanno solo nel momento in cui vengono battuti ingiustamente e frustati senza motivo. Chi non lo farebbe? È tipico anche del carattere umano ribellarsi nel momento in cui si viene picchiati senza motivo, o anche solo aggrediti verbalmente. Lo stesso avviene per i cani. Ne risulta come il cavallo sia dotato di intelligenza.

Ciò che differenza il cavallo da altri animali è la grandissima memoria. Ricorda le situazioni, riesce a fare sempre le stesse mosse quando viene addestrato. Una facoltà che gli è utile nell’ambito delle gare, quando riesce a ricordare la presenza di un ostacolo. Basti pensare ai cavalli da circo che in grado di compiere gli stessi numeri al ritmo della musica oppure ai cavalli che, un tempo, si fermavano sempre agli stessi portoni o alle stesse osterie per consegnare il latte. Oppure si possono ricordare i cavalli di guerra che, una volta udita la “carica” dei cavalieri, erano subito pronti a combattere.

Non è escluso che l’intelligenza di un animale dipenda direttamente dall’amore che gli si dona sin da quando è un cucciolo. Se l’esemplare di qualunque animale riceve molte attenzioni ed affetto dall’essere umano, che lo tratta come se fosse un suo pari, esso è in grado di ricambiare in modo affettuoso al pari di un umano. Questo vale per un cavallo come per qualunque altro animale. Quindi la psicologia di un cavallo dipende anche da quella dell’uomo che gli sta accanto.

Purtroppo, però, è piuttosto difficile trovare un amore vero ed incondizionato di un uomo nei confronti di un cavallo. Ci sono tante storie di fantini, allevatori che hanno perso i propri cavalli o li hanno visti infortunati dopo una gara, ma piangevano semplicemente perché avevano perso la loro fonte di guadagno e non per vero amore. Per i cani, quasi sempre, accade diversamente. Sarà perché i cani sono più diffusi o sono più facili da gestire tra le mura domestiche ed è più facile affezionarsi ad un cane piuttosto che ad un cavallo. Ovviamente si parla per casi generici.

Una novella piuttosto antica narra la storia di una donna irlandese che acquistò un cavallo per molti quattrini al fine di utilizzarlo una o due volte la settimana per le sue passeggiate tra i boschi. Entrando in contatto con l’animale solo una o massimo due volte a settimana, non aveva instaurato con il cavallo il rapporto giusto che si dovrebbe sempre creare. Il cavallo iniziò a creare problemi alla nobildonna perché si mostrava sempre più irrequieto. Settimana dopo settimana la situazione non migliorava. La donna non ne poté più, lo considerò matto e decise di venderlo ad un cavaliere. Quest’ultimo con pazienza ed affetto addestrò come si deve il cavallo facendolo rinsavire.

Non è raro trovare gli ippopadri e le ippomadri, cioè quelle persone appartenenti alla classe benestante della società che, non appena il loro pargoletto è in grado di camminare e di stare in sella appena decentemente, pretendono che prenda costosissime lezioni. Il fine è quello di far partecipare i propri figli a concorsi ippici importanti e di rientrare in quell’aura che circonda i fantini. A tale scopo non si risparmiano comprando attrezzature costose. Se viene trattato come un oggetto il cavallo inizialmente reagisce positivamente, gareggia e mostra rispetto per il suo padrone. Dopo un po’ di tempo, però, inizia a diventare irrequieto: non ha intenzione di saltare, non vuole correre e potrebbe far fare brutte figure al giovane fantino viziato. Quest’ultimo, non essendo in grado di comprendere cosa stia accadendo, senza sforzarsi minimante di capire il suo cavallo, potrebbe definirlo stupido. Il ragazzo non si rende conto di trovarsi dinanzi ad un essere vivente e non ad un auto da corsa alla quale basta cambiare un bullone per farla funzionare di nuovo alla grande.

Anche gli allenatori o i venditori di cavalli descrivono i loro esemplari elencandone le caratteristiche fisiche piuttosto che quelle spirituali. Guardano i garretti, la muscolatura, il modo di galoppare o di trottare. Badano al rendimento più che al carattere, tanto, se il cavallo è bizzoso o sleale, penseranno alla frusta e ad altri mezzi punitivi e coercitivi per rimetterlo in riga. Eppure dietro quella criniera si nasconde una sensibilità che solo pochi riescono a cogliere. Ogni animale va rispettato e trattato bene proprio perché essere vivente.

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