Il cavallo per Leonardo da Vinci

il cavallo per leonardo da vinci

L’artista che amò e studiò i cavalli più di tutti fu, senza dubbio, Leonardo da Vinci. Egli, infatti, li esaminava nella loro vita di scuderia e, parallelamente, provava a disegnarli tracciando con la matita su innumerevoli fogli dei suoi taccuini. Nonostante i suoi sforzi (ci provò per tre volte), però, l’artista non riuscì a realizzare la scultura di un cavallo che fosse la più grande al mondo.

La prima volta che provò a realizzare la scultura di un cavallo che fosse gigantesca, fu nel 1482. In quell’anno Ludovico il Moro gli chiese di realizzare la statua equestre che raffigurasse suo padre Francesco Sforza. L’idea di Leonardo era quella di rappresentare un cavallo rampante che era stato immortalato nell’attimo prima in cui si sarebbe dovuto abbattere sul nemico. Le sue dimensioni avrebbero dovuto aggirarsi attorno ai sette metri. Il materiale usato avrebbe dovuto essere il bronzo, 100 tonnellate per la precisione. Una statua che sicuramente sarebbe stata la più alta e pesante e davanti alla quale nessun’altra avrebbe retto il confronto. In particolare, quelle di Verrocchio e Donatello avrebbero soltanto fatto una misera figura. Leonardo lavorava alla sua opera nei pressi del Palazzo Reale di Firenze. Nei suoi studi radunava tutti i suoi collaboratori più fidati che fossero in grado di trasporre i suoi disegni fondendo il bronzo. Lui, nel frattempo, si dilettava nelle scuderie dove passava il tempo ad osservare i cavalli e disegnare. In particolare, osservava gli esemplari che erano in possesso del Duca. I loro nomi erano Morel Fiorentino, che aveva una testa perfetta e Ronzone che, invece, si caratterizzava per le sue cosce slanciate. I lati migliori di entrambi gli esemplari venivano raccolti da Leonardo nei suoi bozzetti con l’obiettivo di creare un cavallo unico e perfetto.

Nonostante tanto tempo pensato a progettare e nonostante l’aver scomodato anche i fonditori di bronzo più esperti, Leonardo abbandonò l’idea di realizzare la maestosa statua. La gigantesca creazione, infatti, prevedeva che il cavallo si reggesse soltanto sulle gambe posteriori e quindi, probabilmente, la struttura non avrebbe retto il peso. Perciò, l’autore decise di realizzare un modello più fattibile nel solco dei Marc’Aurelio. E qui ci fu il suo secondo tentativo di cui sono arrivati, ai giorni nostri, soltanto alcuni disegni di Madrid e di Windsor. Da questi disegni si può ben percepire il progetto di un basamento che sia in grado di mettere in risalto i muscoli e la struttura del cavallo. In particolare la sua forza e, parallelamente, la virilità di chi lo cavalca nel casato Sforza. Venne realizzato addirittura un modello di creta che venne presentato ai committenti ma non se ne fece più niente. Il bronzo che avrebbe dovuto servire per realizzare la statua fu dirottato per costruire i cannoni e le armi utili per la guerra. Il cavallo di creta fu usato dalle truppe di Gian Giacomo Trivulzio per esercitarsi con le balestre.

Quando Leonardo tornò a Milano nel 1506 tentò per la terza volta di realizzare un cavallo di bronzo. Questa volta la statua sarebbe servita a celebrare la morte di Trivulzio ma il progetto rimase solo in mente dell’artista e mai realizzato.

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