Il giusto apporto di lipidi e proteine nell’alimentazione del cavallo

cavalli-lipidiNell’articolo precedente dedicato all’alimentazione del cavallo abbiamo approfondito l’apporto nutritivo dei carboidrati. Di seguito approfondiremo quello dei lipidi e delle proteine.

I lipidi rappresentano la maggiore riserva energetica dell’organismo superando di 30-60 volte quella dei carboidrati. I lipidi sono reperibili dal muscolo negli acidi grassi liberi che rappresentano la fonte lipidica più importante. Le altre fonti lipidiche, invece, sono costituite da riserve di trigliceridi intramuscolari e di trigliceridi circolanti. I lipidi derivano dal tessuto adiposo e, grazie alle albumine, vengono veicolati nel sangue. Il muscolo li capta per l’ossidazione. La lipolisi è favorita dalle catecolamine, dal glucagone e dal cortisolo mentre è inibita dall’insulina. Gli acidi grassi liberi (NEFA) nel sangue aumentano con l’aumentare della durata dell’esercizio fisico. Se i NEFA si concentrano in modo elevato prima dell’esercizio sub massimale allora ci sarà: un minore consumo di O2, una minore produzione di acido lattico e un risparmio di glicogeno. Tali effetti sono limitati nel caso di esercizi ad alta intensità. Secondo alcuni studiosi come Snow, il cavallo sarebbe in grado di utilizzare i lipidi anche nel corso di lavori ad alta intensità. Questo si verifica grazie alla grande capacità aerobica degli equini.

I lipidi, come abbiamo affermato pocanzi, sono dotati di un’elevata concentrazione energetica che ammonterebbe a 2,25 volte in più dei protidi e degli estrattivi inazotati. Essi, dunque, possono essere aggiunti alla dieta del cavallo atleta. Ad un livello energetico elevato non corrisponderebbe un aumento della somministrazione degli alimenti. A differenza degli amidi, i lipidi sono digeriti rapidamente e non agiscono negativamente sulla microflora dell’intestino. Da alcune considerazioni si evince che, la concentrazione di grassi nelle razioni di cibo somministrate ai cavalli atleti, non dovrebbe superare il 10% e non inferiore al 6%. Seppure si dovesse superare questa soglia, sembra che i cavalli siano in grado di mettere in atto degli adattamenti metabolici che gli consentono di attingere alle riserve di grassi risparmiando glicogeno durante gli eserciz,i soprattutto se particolarmente impegnativi e di resistenza. La glicemia resterebbe stabile.

I grassi insaturi si ossidano più facilmente a differenza di quelli saturi che si depositano più in fretta. Gli acidi grassi a catena possono essere somministrati anche in caso di insufficienza biliare per via della loro digeribilità. Essi sono trasportati in modo più agevole dall’organismo e sono metabolizzati senza l’uso della carnitina utile, invece, per la metabolizzazione di quelli a catena lunga. Si consiglia la somministrazione degli acidi grassi essenziali in quanto entrano nella costruzione delle membrane biologiche che grazie alla loro poli insaturazione aumenta la permeabilità. Ne risulta un metabolismo energetico più intenso. Ad integrare i lipidi si possono inserire vitamine antiossidanti o di carnitina. Se la dieta del cavallo atleta dovesse essere ricca di lipidi è molto importante garantire un corretto apporto di magnesio per bilanciare le perdite fecali.

Le proteine vengono utilizzate come fonte energetica se somministrate in quantità superiori al fabbisogno. Gli aminoacidi che compongono le proteine, sono disponibili come mediatori per la trasformazione dell’acido citrico, per l’ossidazione o per la sintesi del glucosio. Molti aminoacidi possono essere convertiti ad intermedi del ciclo dell’acido citrico. Attraverso questo ciclo si può ottenere un risparmio delle scorte di glicogeno. La formazione di piruvato può avvenire grazie allo scheletro carbonioso di alcuni aminoacidi. Il piruvato sarà, così, reso disponibile per l’ossidazione e la produzione di glucosio.

Per essere ossidate le proteine devono essere private, all’interno del loro scheletro aminoacidico, del gruppo aminico attraverso la deaminazione o transaminazione. Gli aminoacidi a catena ramificata non seguono questa reazione che avviene a livello epatico. Gli aminoacidi a catena ramificata, infatti, vengono metabolizzati a livello del muscolo. A testimoniare la connessione tra il metabolismo aminoacidico e quello glucidico esiste un ciclo alanina-glucosio che avviene nel caso di lavoro intenso. In questi casi, infatti, avviene rilascio di alanina nel muscolo aumentando il livello plasmatico. L’alanina è un precursore importante del glucosio nel fegato che contribuisce a mantenere il livello di glucosio ematico durante l’esercizio. Il ciclo si chiude perché la maggior parte del piruvato utilizzato per formare alanina deriva dal glucosio ematico e dal glicogeno muscolare.

L’alanina e la glutammina trasportano azoto aminico dal muscolo al fegato soprattutto in caso di lavoro intenso. Il gruppo aminico nel fegato è ceduto al glutammato che viene successivamente catabolizzato ad urea. Il gruppo aminico captato ed escreto in urea viene generato nel corso dell’esercizio fisico e cioè dall’ossidazione degli aminoacidi. Ne deriva una combustione delle proteine non ottimale a causa del fatto che sintesi ed escrezione dell’urea richiedono energia.

Anche l’ammoniaca, che è in grado di aumentare il sangue a seguito di un lavoro intenso, viene prodotta nel corso del catabolismo azotato. L’ammoniaca è responsabile di affaticamento e calo delle prestazioni a causa della sua neurotossicità e perché è una sostanza responsabile di alterazioni nel metabolismo ossidativo. L’ammoniaca potrebbe determinare anche l’accumulo di acido lattico perché stimola la glicolisi anaerobica. A causa dell’ammoniaca eccessiva contenuta nell’urina dei cavalli nelle stalle potrebbero esserci problemi respiratori per tutti gli animali alloggiati.

Per quanto riguarda le proteine da somministrare al cavallo è necessario evitare di abbondare. Le proteine, infatti, vengono digerite molto lentamente a volte determinando dismicrobismi con fenomeni putrescenti nel grosso intestino a causa della eccessiva formazione di cataboliti azotati. Più di frequente si verificano complicanze a livello metabolico. Dosi eccessive di proteine possono sovraccaricare l’attività di fegato e reni impedendo all’organismo di detossificarsi a sufficienza. Ne risulta inibito anche il ciclo di Krebs. Aumenterebbe anche l’ammoniemia, la sudorazione e la diuresi. Il cavallo potrebbe, dunque, avertire un bisogno maggiore di bere correlata ad una rapida disidratazione ed al calo dei tassi ematici di diversi ioni. La fosfatemia, invece, aumenta.

Certo è che i cavalli atleti (soprattutto in fase di preparazione atletica) necessitano comunque di proteine utili per il loro allenamento purché siano somministrate nelle quantità adeguate. Le proteine vanno somministrate anche per scongiurare eventuali anemie dovute allo stress per attività fisica intensa che determina increzione di cortisolo. L’anemia è dovuta anche a carenze aminoacidi che e proteiche che, però, non si verificano spesso nell’alimentazione del cavallo atleta. Sarebbe preferibile evitare di integrare l’apporto proteico nel cavallo pensando che possa favorire la quantità di energia utile all’animale tenendo conto che la percentuale ottimale di proteina grezza è pari al 12%.

Nel prossimo articolo ci occuperemo delle vitamine, dei minerali e della fibra grezza.

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