Ippoterapia e autostima

Cavallo e bambino

Tutti noi abbiamo sentito parlare di Ippoterapia, trattamento che prevede l’interazione uomo-cavallo a scopo terapeutico. Ma cos’altro è utile sapere su questa terapia?

L’Ippoterapia consta di un insieme di tecniche terapeutiche che si servono del cavallo con lo scopo di migliorare lo stato di salute di un soggetto umano, inducendo miglioramenti psichici e motori mediante l’uso di stimoli che si creano durante l’interazione con l’animale. Naturalmente, a differenza delle semplici pratiche ludiche, è necessaria la presenza di personale medico specificamente preparato e qualificato.

L’ippoterapia è stata introdotta in Italia nel 1975 dalla dottoressa belga Danièle Nicolas Citterio. Ma essa era conosciuta anche all’antichità: già intorno al 360 a.C. Ippocrate di Coo raccomandava ai suoi pazienti delle lunghe cavalcate, utili per contrastare sia l’insonnia che l’ansia. Mentre nel primo dopoguerra, il cavallo era usato nei programmi di riabilitazione sia nei paesi scandinavi che in Inghilterra.

E’ bene tener conto che l’ippoterapia non porta alla guarigione completa di un qualsiasi handicap, ma a secondo del caso clinico, può indurre un certo miglioramento. Già permettere al soggetto di sentirsi uguale a tutti gli altri anche solo per poche ore al giorno, non è affatto un risultato da sottovalutare.

L’ ippoterapia è indicata per le patologie classiche della paralisi cerebrale infantile, dell’autismo o della sindrome di Down, ma anche nelle patologie acquisite in conseguenza di traumi.

Per quanto riguarda gli aspetti più tecnici, ci sarà bisogno di una specifica selleria mentre per il soggetto non è necessario un particolare abbigliamento, questo perché parliamo di sedute di terapia e non di corsi di equitazione. Inutile precisare che, per l’ippoterapia, sono richiesti animali tra i più affabili che si riescono a trovare, mansueti e molto tranquilli.

La terapia opera in modo globale: essa richiede la partecipazione di tutto l’organismo.

Le quattro fasi dell’ippoterapia

Essenzialmente, possiamo individuare ben quattro fasi principali nella terapia. La prima è definita Maternage, ed è considerata la fase preliminare: il soggetto, con l’aiuto del terapista, si approccia al cavallo, prendendo confidenza con l’animale, diventandogli amico.

Il secondo stadio è quello dell’Ippoterapia propriamente detta, in cui vi è l’effettiva somministrazione degli esercizi terapeutici al soggetto. Questi risponde agli stimoli provenienti dal cavallo in maniera automatica. In questa fase è importante la scelta e la progressione degli esercizi forniti dalla equipe medica.

In un terzo momento vi è la Riabilitazione equestre, ovvero la fase avanzata della cura in cui il soggetto risulta in grado di controllare egli stesso il cavallo mediante le proprie azioni.

Infine abbiamo il Re-inserimento sociale, che può essere considerato il punto di arrivo di tutta la terapia. Questo è possibile nei pazienti che mostrano di aver superato i propri deficit psico-motori originari, i quali rappresentavano un ostacolo alla piena affermazione della persona.

Le sedute, in genere, sono individuali e hanno una durata di circa 45 minuti, ma naturalmente possono essere ridotte a seconda della capacità di attenzione del soggetto. Non sono da sottovalutare le sensazioni positive che l’animale è capace di trasmettere al paziente, donandogli sentimenti di autostima e fiducia.

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