Spesso nel mondo dell’equitazione si sentono pareri discordanti sul tema dell’addestramento. Da un lato chi decide di non addestrare i proprio cavalli lasciandoli alla loro natura e dall’altro chi decide di impiegarli nel lavoro.
Non so quale sia la cosa migliore per il cavallo, ma una cosa è certa, ogni argomento va esaminato in ogni punto, senza fermarsi alle cose evidenti.
Addestrare un cavallo significa appunto ”rendere destro (abile)”. Sin dall’antichità l’uomo ha fatto del cavallo il suo compagno più fidato, accudendolo ed addestrandolo per quello che era il lavoro quotidiano e le varie conquiste.
Spesso, quando mi trovo in giro per stage o sul set di qualche film, mi trovo a discutere con persone che mi chiedono il perché dell’addestramento, perché non lasciarli alla loro natura. Spesso queste sono persone sono quelle che hanno deciso di tenerli in paddock, perchè secondo loro rispetta totalmente la loro natura senza umanizzarli minimamente.
Bene, è inutile dire che chi ha la possibilità di tenere i cavalli in paddock ha una grande fortuna , ma non si può comunque parlare di “rispetto totale della loro natura”.
L’ipocrisia è molto diffusa nel mondo dell’equitazione ed è giusto esaminare un aspetto importante.
Si pensa che umanizzare un cavallo si riduca al solo fatto di mettergli una testiera, una sella o tenere il cavallo in box.
Purtroppo è giusto sapere che, ad eccezione di chi possiede ed alleva cavalli allo stato brado, sui monti o su immensi pascoli, in totale libertà e senza “contaminazioni o interazioni” umane, tutti, ma tutti noi abbiamo umanizzato il cavallo facendo qualcosa di innaturale nei suoi confronti senza nemmeno accorgercene.
Il cavallo in natura passa tantissime ore a brucare, circa (19/20 ore al giorno) facendo una grandissima selezione dell’erba, il pelo si allunga e si rigenera in base al periodo ed alle condizioni climatiche, gli zoccoli si aggiustano da soli e si adattano al terreno in cui vivono, trovano sostanze vermifughe in natura, i denti si limano da soli tramite una masticazione continua e spesso cercando rami e radici.
Allora senza ipocrisia dobbiamo ammettere di essere tutti “peccatori” nel rapporto con il cavallo.
L’umanizzare il cavallo inizia dalle basi.
Somministriamo del fieno in box o in paddock senza dargli opportunità di selezionare le erbe velenose,come farebbero in natura. Spesso nel fieno capita di trovare erbe che non dovrebbero essere lì, alcuni cavalli le scartano inizialmente, ma poi nell’ozio quotidiano le ingeriscono, altri cavalli non sono in grado nemmeno di individuarle perché nati in cattività. Questo è innaturale.
Somministriamo mangimi elaborati e modificati in laboratorio. Questo non è naturale.
Somministriamo wafer e concentrati che riducono il tutto a 10 minuti di alimentazione,mentre in natura lo fanno per ore. Questo è innaturale.
Lasciamo i cavalli liberi in paddock, ma mettiamo loro le coperte, impedendo quello che è il naturale processo dell’adattamento e la crescita del pelo. Questo è innaturale.
Spesso si decide di non montarli per il loro rispetto, ma poi prendiamo longia, capezza e frusta e andiamo a girarli. Questo è innaturale.
Somministriamo vermifughi che contengono sostanze chimiche. Questo è innaturale.
Li tosiamo, tagliamo coda, criniera e ciuffo per “abbellirli”. Utilissimi per difendersi da mosche e tafani. Questo è innaturale.
Li leghiamo ad un anello con corda e capezza e li strigliamo, spesso mettiamo anche le fasce. Questo è innaturale.
Spesso utilizziamo abbeveratoi e mangiatoie elaborate, mentre in natura il cavallo mangia e beve a terra. Questo è innaturale.
Ecco, questi sono solo alcuni esempi della nostra quotidianità con il cavallo, Qualcuno potrà dire che queste sono cose necessarie.
Giusto, il punto è proprio questo. Dal momento in cui l’uomo ha deciso di condividere la sua vita con il cavallo, tutte queste operazioni sono necessarie.
Umanizzare il cavallo parte dalle basi e purtroppo è un male necessario.
Tutti noi facciamo questo, quindi è giusto accantonare l’ipocrisia ed eliminare questi divari tra chi umanizza i cavalli e chi pensa di non umanizzarli. A modo nostro, lo facciamo tutti.
L’addestramento, quindi, a mio avviso è un elemento necessario nel rapporto con l’uomo, che parte dal semplice contatto con il cavallo.
Il cavallo è una preda e per condividere la quotidianità con un predatore bisogna addestrarlo. L’addestramento minimizza il suo istinto di sopravvivenza e migliora la fiducia. Più cose gli insegniamo, più lo incuriosiamo e più lo portiamo a ragionare.
L’addestramento, se fatto nel modo giusto, migliora il rapporto con l’uomo e ne crea una piacevole convivenza.
Per chi maltratta i cavalli, invece… AHIME’… questa è un’altra triste storia.
Antonio Di Santo
www.antoniodisanto.com