L’elefante marino del Nord, scientificamente detto Mirounga angustirostris, è un mammifero marino appartenente alla famiglia Phocidae che popolano le acque costiere dell’Oceano Pacifico dall’Alaska alla California. Le colonie di questi mammiferi possono essere avvistate a terra il più delle volte da dicembre a marzo, durante la stagione degli amori e di nuovo a partire da aprile fino ad agosto, durante la muta.
Questi animali trascorrono solo il 10% del loro tempo a terra, l’altro 90% viene speso in acqua con immersioni alla ricerca di cibo e solo il 11% di questo tempo è passato in superficie. Questi mammiferi possono immergersi a profondità eccezionali (500-600 metri) arrivando anche a raggiungere gli oltre 1500 metri per lunghi periodi di tempo (da 20 a 70 minuti).
Gli elefanti marini del nord posseggono un colore generalmente marrone, tuttavia esistono delle variazioni: i maschi sono di un marrone più scuro, mentre le femmine sono di un marrone chiaro. La pelliccia è molto ridotta e in alcuni esemplari è completamente assente mentre nei cuccioli è molto fitta e viene sostituita da una più leggera alla prima muta.
La caratteristica più evidente per i maschi è la presenza di una proboscide gonfia che adorna il suo volto (assente nelle femmine). Questa proboscide è più grande rispetto a quella che posseggono gli elefanti marini del sud nonostante questi ultimi siano più grandi per stazza.
Essendo tra i mammiferi acquatici più grandi al mondo hanno una mole ragguardevole: le femmine di solito pesano 600-900 chilogrammi e maschi, che superano le femmine di 3/10 volte, possono superare i 2300 chilogrammi. Le femmine raggiungono una lunghezza di 3,1 metri e i maschi misurano tra i 4 e i 5 metri. I cuccioli pesano circa 47 chilogrammi alla nascita e al raggiungimento del primo mese (all’età di svezzamento) pesano già 150 chilogrammi per 1,5 metri. Tra le varie caratteristiche di dimorfismo sessuale è presente la struttura dei canini che nei maschi risultano maggiormente sviluppati e vengono utilizzati come arma durante i combattimenti.
I maschi e le femmine si nutrono separatamente migrando gli uni verso nord e le altre verso ovest. I maschi sono più propensi a mangiare fonti di cibo maggiormente carnose come piccoli squali e pettini di mare, mentre le femmine mangiano primariamente calamari. I maschi sono meno vulnerabili ai predatori e sono quindi più sicuri nell’alimentarsi in zone più pericolore mentre le femmine, maggiormente vulnerabili, si alimentano nelle zone con minor numero di pericoli.
Gli elefanti marini del nord sono animali solitari in natura ma si aggregano durante la stagione degli amori sulla riva. Durante i periodi di muta e di accoppiamento non si nutrono e utilizzano come sostentamento il grasso corporeo accumulato. Ogni maschio dominante, durante i periodi di accoppiamento, si accoppia con diverse femmine. I maschi non dominanti sono mantenuti ai margini della colonia e continuamente tentano di ottenere l’accesso alle femmine combattendo con i maschi dominanti. Gli scontri, che possono avvenire per la predominanza sulle femmine, possono mettere a rischio i cuccioli presenti in loco.
Quando un maschio vuole accoppiarsi, poggia una pinna sul fianco di una femmina, le afferra il collo tra i denti e inizia a copulare. La resistenza da parte della femmina risulta inutile in quanto il peso del maschio schiaccia la femmina tanto da non permetterle di muoversi.
Le femmine escono solitamente dall’acqua per partorire tra dicembre e marzo e risultano in estro solo 20 giorni dopo il parto. L’impianto del seme, in seguito all’accoppiamento, viene comunque ritardato di 3 mesi allungando il periodo di gestazione a circa un anno intero. Questa pratica permette che il parto e l’accoppiamento avvengano nello stesso periodo dell’anno.
La maturità sessuale viene raggiunta prima dalle femmine (a 2 anni) e poi dai maschi (a 6 anni) e i cuccioli, successivamente allo svezzamento, vengono abbandonati sulle spiagge dove creano dei gruppi che dopo 12 settimane abbandoneranno la terra ferma per immergersi e iniziare la loro vita in mare.
La stima della sopravvivenza delle femmine riproduttive si riduce in percentuale di anno in anno. Nel primo anno di vita, le probabilità di sopravvivenza sono del 35%, a 2 anni sono del 30%, a tre anni del 20% e così via, mentre i maschi adulti vivono una media di 11 a 13 anni di età e i cuccioli risultano estremamente vulnerabili alla morte dovuta a predazione e a calpestamento dei maschi durante la lotta per la dominanza.