La FIV, ovvero il virus dell’immunodeficienza felina, è un retrovirus che colpisce i gatti a livello mondiale e infetta maggiormente i gatti maschi in età avanzata che vivono all’aperto.
Questo tipo di virus può essere trasmesso tramite i liquidi corporei quali saliva, sangue, urina. I gatti si trasmettono la malattia soprattutto attraverso i morsi e, data la maggior tendenza del sesso maschile all’aggressività per questioni territoriali, si spiega la percentuale maggiore di casi tra gli esemplari maschi. Altri mezzi attraverso i quali è possibile, per un gatto, contrarre il virus è la tolettatura vicendevole e la trasmissione verticale da madre a figlio.
Tra il 2,5% e il 4,4% della popolazione mondiale di gatti sono affetti dalla FIV, che è una malattia strettamente correlata al virus dell’immunodeficienza umana (HIV). La FIV, infatti, intacca il sistema immunitario del gatto ed entro tre settimane dall’infezione comincia la sua replicazione nei tessuti linfoidi. È da questo momento in poi che si ha la fase acuta della patologia, che si può palesare con sintomi quali febbre, malessere generalizzato e linfoadenopatia. In alcuni gatti, in ogni caso, la FIV sin dal principio può non palesare alcun sintomo, mentre nella maggior parte, successivamente alla prima fase, la malattia torna latente per mesi, se non anni.
I sintomi clinici che accompagnano la FIV sono molto variabili e possono riflettersi in differenti tipi di infezioni, che colgono l’occasione per manifestarsi dato il totale non funzionamento dei linfociti T e B del gatto. Tra i sintomi più frequenti si riscontrano la perdita del pelo, l’inappetenza, la gengivite, la stomatite, l’ipertermia, la letargia, la lacrimazione e la produzione di muco eccessive e croniche e la diarrea; è possibile, inoltre, che i gatti infetti vengano colpiti da linfomi cinque volte di più rispetto ai gatti sani.
Come per l’HIV, lo sviluppo di un vaccino efficace contro la FIV è difficile a causa del numero elevato delle varianti dei ceppi virali. Data la mancanza di una cura preventiva ancora stabilizzata, è necessario trattare in maniera tempestiva tutte le patologie secondarie che insorgono data l’immunodeficienza e, ancor meglio, prevenire la contrazione della patologia.
È necessario, per salvaguardare la salute dei nostri gatti, separare gli altri esemplari da quelli affetti da FIV, così da prevenire la diffusione del virus e proteggere i gatti ammalati dall’esposizione a patogeni esterni. Un altro metodo per ridurre la possibilità di infezione è la castrazione e la sterilizzazione, così da evitare le aggressioni dovute alla lotta per il territorio e la trasmissione madre-figlio. Nella cura di un gatto affetto da FIV è consigliabile prevenire l’esposizione a parassiti e a situazioni stressanti, che possono influenzare negativamente lo stato del sistema immunitario.
Non è al momento ben inquadrabile la prognosi a lungo termine per un esemplare affetto da FIV; alcuni gatti sono in grado di sopravvivere per degli anni successivamente alla diagnosi. In ogni caso, maggiori sono i segni clinici e più gravi sono le patologie interferenti, peggiore sarà la prognosi per l’esemplare malato.