Spesso ci ritroviamo davanti a questi miracoli della natura. Una notte comune, una notte d’inverno, d’estate, d’autunno o di primavera, per fare da sfondo ad un miracolo di vita: davanti a noi ci ritroviamo con un piccolo cavallo nuovo nato che non potrebbe sembrarci più dolce. Un puledro gracile e completamente ignaro del mondo.
Privo di difese, se non di quelle che gli vengono offerte dalla madre e dal suo istinto materno. Dopo un’ora circa ci siamo… si guarda intorno e poi comincia a mangiare allattato da sua madre. Ma come si arriva a quel magnifico momento?
Si attendono undici mesi prima di vederlo, si prestano attenzioni e si da affetto alla futura mamma e poi il parto. L’agitazione che inebria la stanza e la commozione di chi si ritrova davanti il piccolo. Questo bellissimo avvenimento si ripete ogni volta e non è mai uguale, non ci sono mai le stesse emozioni. Sembra quasi che la mamma scelga la notte perché si senta più protetta.
È passato tanto tempo dalla prima volta che un essere umano ha conosciuto un cavallo. Da quel momento lo abbiamo fatto diventare un nostro amico leale. Ovvio che anche lui ha i suoi istinti più o meno forti, ma si fida dell’uomo anche se tende sempre ad avere l’occhio guardingo… casomai questa fiducia dovesse improvvisamente scomparire. Come le donne, le femmine dei cavalli, hanno un forte spirito di maternità.
Spesso la madre rinuncia alla posizione ideale per partorire, quella in cui può stare quasi distesa appoggiandosi su un fianco, e sceglie di partorire in piedi, in modo da poter controllare meglio che non accada nulla al suo piccolo e da essere pronta a difenderlo. Di norma però, la posizione ideale è appunto quella su un fianco che le permette di riposizionare il feto nella pancia in caso si sia sposato dalla normale ed adeguata posizione.
Le persone che hanno avuto la fortuna di assistere a questo miracolo, sanno quanto è dura e quanto tempo ci vuole. Spesso sembra che stia per accadere da un momento all’altro ma invece non è così. Mentre, quando ormai non ci si aspetta più, si rompono “le acque” ed esce il liquido allontoideo, che è contenuto nel primo “sacco” che racchiude il piccolo. Appena la mamma comincerà a spingere, e il puledro comincerà a pressare con gli arti e la testa, si romperà anche il secondo sacco contenente un liquido giallastro. Fino a che il piccolo arriverà completamente nel nostro mondo.
Succede a volte che gli allevatori si facciano un po’ troppo prendere dall’impazienza e inizino a tirare il puledro per gli arti. Questo atteggiamento è rischioso sia per la mamma che per il figlio, lei potrebbe riportare brutte lacerazioni ed il piccolo potrebbe subire danni alla gabbia toracica.
A quel punto, il puledro è fuori. La mamma si rilasserà e aspetterà che sia suo figlio a ad alzarsi e a tirare abbastanza in modo da far cedere il cordone ombelicale che, come con gli esseri umani, garantisce il completo nutrimento del feto per tutta la durata della gravidanza.
Il piccolo e indifeso puledro, appena nato peserà circa una cinquantina di chili, un fuscello in confronto a sua madre e ad un cavallo adulto in generale. Avrà bisogno di difese e nutrimento che assimilerà tramite il colostro: il primo latte di sua madre (proprio come accade ad una donna che, dopo aver partorito, nutre suo figlio allattandolo per la prima volta). È opportuno che la fattrice partorisca nel luogo in cui è vissuta negli ultimi tempi e che non si trasferisca neanche poco dopo il parto: nel colostro ci saranno gli anticorpi adatti ad eliminare i batteri di quel determinato ambiente, non di uno nuovo.
Purtroppo anche per i cavalli appena nati c’è il rischio di rimanere affetti da alcune malattie. I batteri possono entrare dalla bocca ma anche dal cordone, assediando le articolazioni del puledro e causando la poliartrite. Diverso tempo fa, questa infezione colpiva e uccideva tantissimi esemplari. Ora, grazie agli appurati studi scientifici, siamo in grado di prevenire questo genere di patologia nella maggior parte dei casi.
Circa un’oretta dopo il parto, il puledro andrà da sua madre e comincerà ad attaccarsi alla mammella e a nutrirsi e, inizialmente, lo farà con molta frequenza. Può succedere che le fattrici al primo parto siano un po’ diffidenti e non accettino subito il fatto che il puledro cerchi di attaccarsi alla sua mammella. Ma sono cose molto rare: nella maggior parte dei casi la mamma annusa il puledro e sa già tutto quello che dovrà fare e che succederà.
Le difficoltà maggiori si presentano quando la madre non sopravvive al parto e, le altre fattrici non saranno propense nell’allattare un figlio che non è il loro. In genere gli esperti cercano di spandere il liquido amniotico o direttamente con il latte della mamma adottiva sul piccolo puledro (in modo da farla confondere) oppure di cospargergli addosso delle pomate con un fortissimo odore per non farle sentire l’odore della madre vera.
Quando non c’è nessuna fattrice che possa allattarlo, ci si avvale del latte scremato somministrato al piccolo con un semplice biberon o altri strumenti che possano facilitare il nutrimento, fino a che non sarà in grado di bere in una bacinella.
Ci sono anche delle strutture che ospitano i puledri senza mamma. In Inghilterra c’è, per l’appunto ilNational Foaling Bank, dove trovano ogni anno una casa temporanea oltre un centinaio di puledri e/o pony.
I gemelli non capitano solo alle donne! Capitano anche ai cavalli. Purtroppo, un parto gemellare, non sempre va a buon fine e spesso l’aborto arriva molto presto. Può capitare che ne sopravviva solo uno, oppure entrambi. Ma uno dei due sarà molto più debole molto meno formato.
Nel mondo equino i gemelli si sviluppano grazie alla fecondazione di due ovuli distinti, quindi sono detti “bioculari”, e quindi sono separati, hanno due “sacchi” diversi e, spesso, sono un maschio e una femmina.
Questi eventi non accadono spesso perché, generalmente, prima di far accoppiare una fattrice, viene visitata e, nel caso stiano coesistendo nel suo utero i due follicoli maturi allo stesso modo, viene rinviato l’accoppiamento. In casi gli allevatori non se ne siano accorti in tempo, il veterinario somministrerà dei trattamenti appositi alla fattrice che, entro circa un mese, la porteranno ad un aborto senza danni. Se viene fatta abortire troppo tardi, rischierà di non poter più rimanere incinta per almeno un anno.
Dopo il parto il puledro vivrà in completa sintonia con sua madre. Dopo tre mesi si partirà con un graduale svezzamento che consisterà nel fargli magiare le sue razioni di avena. Qui comincerà a crescere staccandosi pian piano da sua mamma fino al sesto mese in cui farà una vita a sé. Infatti, in genere la mamma sarà già alle prese con una nuova gravidanza e quindi tenderà a direzionare tutte le sue attenzione verso il nuovo feto che vive nella sua pancia.
Ricordatevi sempre che la vita è un miracolo in qualsiasi caso. Anche negli animali. È bello allevare e far crescere un animale. Sono due parole (allevare e crescere) che in realtà sono due cose ben distinte, anche se non sembrerebbe. Fanno nascere emozioni e sentimenti diversi. Ovviamente, per quanto riguarda gli animali, come in questo caso i cavalli, non si tratta sempre di un vero e proprio accoppiamento d’amore, ma bensì basato su diversi accertamenti e decisioni prese dagli allevatori. In ogni caso, il parto di un cavallo è lo stesso un miracolo di vita e le emozioni le fa nascere ugualmente, a tutti ed in modo diverso.