La rana rossa, chiamata anche col nome di rana temporaria, è un anfibio anuro appartenente alla famiglia delle Ranidae.
La rana rossa presenta un corpo robusto e tarchiato, mentre la testa e il muso hanno forma arrotondata, la pupilla è orizzontale e la lingua appare biforcuta. La pelle è liscia, con piccole verruche tonde; il colore varia a seconda delle regioni di appartenenza, ma la maggior parte ha tonalità marroni e ocra con sfumature olivastre, grigie e rossastre. Sul dorso e sui fianchi vi sono macchie scure, sulle zampe vi è una striscia marcata mentre le zone inferiori del corpo sono bianche, con sfumature giallastre. In alcuni casi, tra le spalle è presente una macchia a forma di “V” rovesciata.
E’ presente dimorfismo sessuale: i maschi sono dotati cuscinetti nuziali sul primo dito delle zampe anteriori, hanno sacchi vocali interni e, nel periodo riproduttivo, presentano gola di colore bluastro e assumono una colorazione tendente al grigio, mentre le femmine appaiono più scure con tinte rossastre.
Distribuzione e Habitat
La rana rossa è diffusa nelle regioni delle Alpi, dei Pirenei, del Massiccio Centrale a quote che giungono anche ai 2.600 m fino al livello del mare. In Russia, è considerato l’anfibio più comune.
Gli esemplari adulti, soprattutto, non vivono esclusivamente negli ambienti acquatici, ma si trovano in boschi e foreste decidui, misti o di conifere, arrivando persino alla tundra e alle steppe, e non è raro incontrarla in campi, parchi o giardini.
Abitudini e Alimentazione
La rana rossa è attiva soprattutto nelle ore crepuscolari, durante le giornate umide e piovose; si tratta di un animale gregario che arriva a formare gruppi anche di migliaia di esemplari. Va in letargo nei mesi più freddi e, a seconda dell’altitudine in cui vive, questo stato di torpore può iniziare da agosto a novembre e durare fino a febbraio – giugno; durante il letargo, la rana rossa trascorre le giornate nel terreno, tra le radici degli alberi, nelle tane scavate da altri animali, nei piccoli anfratti tra le rocce o sotto grosse pietre.
Gli esemplari adulti si cibano principalmente d’invertebrati terrestri come lombrichi, gasteropodi, insetti e aracnidi, e acquatici come larve d’insetti e molluschi. Le larve si nutrono di materiale vegetale come alghe e piante, o anche di plancton, come protozoi, rotiferi e microcrostacei.
Riproduzione
Il periodo riproduttivo, in genere, va dal mese di marzo a quello di giugno: i maschi raggiungono per primi laghi, stagni, paludi, canali, pozze d’acqua o fiumi poco profondi e con poca corrente.
Le femmine producono dalle 570 alle 4.500 uova, in ammassi gelatinosi che depositano sulla vegetazione sommersa: man mano, il maschio le feconda. Le uova sono di colore nero e hanno un diametro che va dai 2 ai 3 mm; se disposte in zone troppo centrali, hanno una mortalità più elevata a causa di fenomeni di ipossia.
Quando i girini, che all’inizio di nutrono solo di materiale vegetale, sviluppano gli arti posteriori cessano di nutrirsi per un certo periodo per poi ricominciare con piccole larve di ditteri, collemboli ed acari.