Marwari

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Stimata dagli antichi guerrieri del Rajput per la sua incredibile resistenza, e apprezzata come un raro gioiello dagli appassionati moderni, quella del Marwari è una razza di cavalli caratterizzati dal loro adattamento ad ogni tipo di situazione climatica, dalla loro buona velocità, e dal loro elegante portamento.

Il suo nome deriva dalla regione indiana detta Marwar, che letteralmente significa “regione dei morti”.

In questa regione divenne nel XII secolo giunsero i Rathores (guerrieri di Rajput), e nonostante trovarono una terra arida e desolata, decisero di stabilirsi lì. Da subito videro nel Marwari il loro paladino.

Resistente alle ostilità ambientali, coraggioso in battaglia, forte e leale con il suo cavaliere, divenne per questa comunità non solo un imbattibile cavallo da guerra, ma un vero e proprio simbolo, tanto da essere classificato ad un livello superiore rispetto a quello dei comuni mortali. Le credenze popolari volevano che discendesse dagli dèi, ed è per questo il motivo che solo la famiglia reale e pochi altri eletti avevano il permesso di cavalcarlo.

A precedere la sua storica fama, poche tracce leggendarie riguardanti le origini. Si tramanda che, dopo il naufragio di una nave araba sulle coste dell’India, sette cavalli di nobile razza furono trasportati nella regione del Marwar, al fine di farli accoppiare con meno pregiati pony del luogo. Altre fonti leggendarie sostengono che siano nati dall’incrocio dei forti cavalli dell’esercito alessandrino, i cavalli del Turkmenistan, con i più affascinanti esemplari indiani della razza del Kathiari, nativa di una regione vicina al Marwar, quella del Gujarat. I più tradizionalisti credono che sia il frutto dell’unione di un cavallo scuro del deserto indiano, e una femmina chiara appartenente ad un altro paese.

Dal XVII secolo in poi, un numero elevatissimo di soggetti fu adoperato dalle cavallerie dei Rajput e dei Moghuls.

L’era d’oro che i Rajput concessero a questa razza, fu interrotto dall’arrivo degli Europei che minimizzarono le sue doti, preferendo ad essi i Purosangue o i pony da polo. Per i Marwari iniziò una lunga epoca di declino: il loro ruolo non venne più riconosciuto come necessario. Gli inglesi disdegnarono pesino le loro caratteristiche orecchie a mezzaluna.

Correvano gli anni trenta, quando gli allevamenti iniziarono a ridussero bruscamente, e molti esemplari vennero tristemente abbattuti.

L’indipendenza Indiana e l’arretratezza del reparto ippomontante portarono ad una diminuzione ancor maggiore della specie, fino al totale declino che negl’anni sessanta, a causa dei guadagni ridotti e del termine dei benefici feudali, vide trasformarsi il Marwari in una razza rara e vicina all’estinzione. Solo i principi e i maggiori rappresentanti della comunità dei Rajput portarono avanti la tradizione del Marwari, salvandolo da un amato destino.

Finalmente in epoca moderna, questa specie ha potuto riacquisire il suo antico splendore: quando numerosi turisti iniziarono a giungere per viaggi di piacere nelle terre eteree del Rajasthan, rimasero attratti dall’atmosfera di antichi valori che avevano conservato.

La ripresa economica che ne conseguì, attraverso l’incremento sempre maggiore del turismo, permise la ripresa, seppur lenta, dell’allevamento dei Marwari.

La loro storia venne pian piano rispolverata, e presto vennero riconosciuti da amatori e intellettuali, come importante punto di riferimento storico e culturale per il territorio indiano.

Il Governo Indiano a partire dal 2007, ha molto incentivato la cultura del Marwari, permettendo un notevole sviluppo della razza, e portando nel 2009 al riconoscimento della Marwari Horse Society come ente governativo.

Il Governo Indiano continua a sostenere lo sviluppo del Marwari, che si è dimostrato interessante a scopo equituristico, con alcune sovvenzioni.

Nel 2010 l’Associazione amici del Marwari e del Kathiawari, fondata dagli inglesi, promosse una campagna di beneficienza di imboccature usate per i proprietari dei cavalli dell’India, e quindi anche dei Marwari, per fornire un’alternativa alle cattive imboccature spesso utilizzate nel Paese, in cui, come ben sappiamo, gran parte della popolazione vive in grande povertà.

Vicino a Jodhpur sono recentemente nati la Manaklao Marwari Horse Farm, ad opera dell’operatore sociale grande sostenitore della razza Marwari Narayan Singh, e il Marwar Horse Breeding ad Research Institute, che conduce programmi di ricerca e sviluppo inerenti al turismo equestre.

Il dott. Singh è degno di essere ricordato per la sua continua lotta dedita alla conservazione dei valori della comunità Rajput, e per la sua dedizione  alla tradizione del Marwari: nel discorso con cui chiuse la sua carriera come Membro del Parlamento, svelò il suo personale sogno era quello di rivedere il Marwari riappropriarsi della sua Terra.

Oggi i Marwari vengono addestrati alla danza, secondo i precetti di un’Alta Scuola Indiana, e vengono utilizzati per interessanti esibizioni che riprendono antiche movenze di guerra facendo di esse un vero e proprio ballo.

L’evento che riunisce queste esibizioni insieme alla vendita diretta degli esemplari, è la Fiera di Diwali, che si svolge nel mese di novembre.

Importante manifestazione dedicata che coinvolge la razza è anche la Fiera di Pushkar dove vengono presentati cavalli allevati  e addestrati nelle periferie della città. Un esemplare ben allevato può arrivare ad assumere un valore di 1600 euro.

Tra le caratteristiche generali più apprezzate troviamo: orecchie ad arco, arti robusti, zoccoli forti, portamento elegante, intelligenza spiccata, concentrazione buona, e comportamento attento.

Questo cavallo è utilizzato non solo in coreografici spettacoli, ma anche come esemplare da sella per percorrere lunghe distanze, sussidio al lavoro agricolo, animale da basto o da attacco leggero, componente dei reparti ippomontanti della polizia municipale, elegante partecipante alle scenografie bollywoodiane, importante punto di riferimento per le cerimonie Hindu. Durante cerimonie e matrimoni, gli indiani usano  adornarli con pennellate di hennè, riconosciuto come simbolo di fertilità. Spesso questi cavalli sono anche abbelliti con gioielli o sonagli, soprattutto quando si devono esibire in movimenti aerei.

Ottimo esemplare anche nel polo, in cui spesso sostituisce degnamente il Purosangue.

Sopravvissuto fino ai nostri tempi, nonostante territori di origine molto poco accoglienti e a numerosi periodi difficili, possiamo considerare il Marwari un vero e fiero guerriero del deserto.

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